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Che la testa ti sia lieve

by Rough Enough

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1.
Hic et nunc 03:33
Hic et nunc La mediocrità ci etichetta, ci relega tra ansia e insicurezza. La mediocrità ci etichetta, a districarsi tra ansia e insicurezza.
2.
Voglio esser punk nell'attitudine, non nel modo di apparire, per definirmi tale. Indeciso tra il male di vivere ed il vivere male, ho una scusa non banale: Al posto sbagliato nel momento sbagliato Ogni scelta che ho preso ha creato un problema a volte anche più di uno. Avevo tanti amici immaginari e li ho mandati via per stare a casa da solo. Ed io messo alle strette, ora vedo i miei difetti.
3.
Parabellum 03:17
Ti sento, mi dispero, mi confondo e perdo tempo. Mi devasto, sei un peso, soffoco e ti tengo. Consento. Non capisco, non ascolto cosa dici di me che mi nascondo nel caos e tre caffè. Tremano le palpebre, mi schiacci la fronte. Sto quasi meglio se non scappo via da me. Mi accorgo che è rabbia e poi che è dolore. Sto quasi meglio se io ti tengo con me. Da buon evitante ho le mie strategie per non sentirmi triste, non sentirmi perdente, sprecando energie quando vorrei ma non posso, potrei ma non voglio. Eppure cerco il confronto, l'apparente indipendenza, i viaggi, l'esperienza, i vincoli lontani e scelte per le quali non ho coraggio e scrivo per chi sta male in fondo tutti stiamo male in fondo.
4.
Mi dicevo dopo ogni cosa brutta che arriveranno cose belle. L’ho scritto in agenda, oltre a soffrire, pagare le bollette, eliminare chi ostacola i miei piani. Rimando pure questo a dopo domani. Ho investito per dimostrare, per avere ragione e schiaffartelo in faccia senza una ragione. Ho investito senza guide, senza essere guardato tenendo ben a mente il pretesto per aver sperato, di fare in tempo, cercando soluzioni, ma da fuori ho solo pressioni. Ho viziato la forma della situazione, penso spesso alla morte, è una mezza soluzione. Il tepore di un conforto, il conforto di un abbraccio. Ho perso il diritto di illudermi, tenuto il conto dei "non ce la faccio". Ho sognato un bambino parlare, starnutire sul vetro e la pioggia immaginare. Quando sono giù penso al bene che intendevo fare, anche se l'ho fatto male. Una sola occasione e mille lutti. Per te cosa posso fare?
5.
Irrisolti 03:04
Morire da irrisolto, morire un paio di volte, l’ultimo sfiato, poi sparisce il mio nome. Se il vuoto di senso fosse senso di vuoto, un’overdose di pensieri, la mia punizione. E che sconfitta è dimenticare? Piangere ancora pur di farsi notare. È un mio diritto il risentimento perché non ho coraggio, ma rabbia sullo strumento. 30 anni di ritardo, parole, note, attese, compromessi dicotomici, idee, pretese. La speranza è un’illusione di sola andata, fermo ai pro e i contro di un'idea aspettata. La mia voglia di fare se n’è andata a puttane, tra vicende accumulate che non so ordinare. Occasioni limitate, spreco pure quelle. La quotidianità che non voglio affrontare. Per morire solo all'ultimo ci vuole talento, mi son messo d'impegno per poter fare in tempo. Forse ho fatto meno di quello che potevo. Anni in più, affetti in meno, prospettive zero. Mi spiace trascinarti in questo alone di tristezza. Una richiesta di empatia diventa fine a se stessa. QUI l'attesa è soffocante, insoddisfacente, la frustrazione arriva, chi non l'ha… mente. Un numero privo di ogni riferimento emotivo. Viver Mezz'ora leggero era suonare dal vivo. La confusione è un rigurgito contro me, contro te: andare contro.
6.
Nel mio dimenticatoio milioni di note, ricordi, costruzioni, mi fanno solo male. Vorrei qualcuno a tener lieve la mia mente, vegliare sul passato, poter stare sul presente. Schiacciato, stanco, stufo, solo, sfiancato, canuto, verso il mio finale, aspetto guardando la fine avvicinarsi, gli affetti sparire, la verve allontanarsi. Non ho controllo per stare in pari, figurarsi in positivo. Senza condivisione autentica non vivo. È tremendo non riavere ciò che ho perso o buttato, piangiamo sul versato, su quanto impegno ho dato e messo per non essere una fotografia di cui nessuno sa il nesso. Avrei voluto dire grazie a chi mi ha donato affetto. Star nei loro panni mi devasta per effetto. Avrei preferito esser preparato all’ansia, ai vincoli, alle emozioni. Avrei preferito esser preparato alle tasse, alla fossa, alle separazioni, Avrei preferito esser preparato al Paese di merda in cui sono nato.
7.
Fragile 05:13
Mi illude il pensiero ciclico, ma le contingenze decidono Vorrei semplicemente evitare, ma finisco comunque per star male. La tristezza è legittima se se sei un artista, vedo tombe come risultato. Mi sfinisce l'ansia di distrarmi dall’ansia di trovarmi impreparato. Orfani come una colpa, sento il peso dell’assenza di assertività, in un paese malato di sopraffazione, sto ad un bivio tra rabbia e disperazione. Né all’altezza dello schianto, né del precipitare, non l’ho protetta dal paese che funziona male. Avrei voluto evitarle di soffrire, la vergogna del fragile, la paura di fallire. Cure come asfissia, per un plauso che vorrei sentire. In lei odiavo aspetti che vedo in me e ci sto male. I miei punti fermi son frantumi nel temporale. Nel bel Paese si crepa e basta.
8.
Excrucior 03:37
Svegliarsi uno accanto all'altro, Uno poi si sveglierà senza l'altro. Una casa, la tomba dove ci siamo amati, uno strazio al quale saremo impreparati. Presto avremo sete e saremo affamati. Consumare emozioni e vedersi consumati. Uno vedrà l'altro finire, solo in attesa della sua stessa fine. Anziché questa pace che non è pace, io volevo un inferno dove non esiste il tempo.
9.
Per difetto 03:55
Ci son cose che vorrei, che mai ho avuto e mai avrò. Mi piace assolutizzare ogni tragico pensiero. Da scelta senza esclusione a confusione è un secondo. Io ho sempre seguito le istruzioni fino in fondo, ma non importa, non vengo apprezzato, mi sento davvero sempre inadeguato. Dal presupposto di far felici gli altri, finisco col farmi odiare da matti. E giuro, mi metto nei panni degli altri, mi sento in colpa, ma non riesco a guardarmi. E giuro, mi metto nei panni degli altri mi sento in colpa, ma non riesco a guardarmi.
10.
Distanze 02:53
La natura è violenza ai tuoi occhi. La pioggia arriva e comunque ti blocchi. La notte è cattiva, il giorno è peggio, per il senso di colpa ed il suo fraseggio. Mi intimorisce la tua fretta di trovarti preparato. Ricordi quella volta che te ne sei ricordato? E vorresti ancora parlare e rimediare. Infatti ti dicevi: non è l'ora di sbagliare. Tua madre l'inadeguatezza, tuo padre l'abbandono, non ricordi la voce, ma hai ben presente il tono. E sopprimi le macerie per non scavar da solo, scopri le macerie e abbracci l'abbandono. Il dubbio che t’incalza, il fine non soddisfa. Pretendi che almeno il male lo si restituisca. Che la testa ti sia lieve mentre prendi le distanze Che la testa ti sia lieve e subisci le distanze.

credits

released May 17, 2022

Guitars, voice, lyrics: Fabiano Gulisano
Drums, choirs: Raffaele Auteri

Bass on "Ubi Maior Minor Cessat": Massimiliano UFO Schiavelli (The Zen Circus)

Producer, guitar overdub on tracks 1 – 2 – 3 – 6: Francesco Franz Valente

Sound Engineer: Enrico Tabbacco

Recorded and mixed at Buddy Sound Studio

Mastered at Eleven Mastering

Artwork: INNERVA

Graphics: Giuseppe Caturano

E-mail: roughenoughmusic@gmail.com

Mackie Records
℗ e © Rough Enough

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all rights reserved

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Rough Enough Catania, Italy

Dynamic and blazing mix of loud distortions and explosive energy.

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