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Molto poco zen

by Rough Enough

/
  • Compact Disc (CD) + Digital Album

    Released January 18, 2019

    Fabiano Gulisano: chitarra, voce
    Raffaele Auteri: batteria, cori
    Track n.7 - phone call with Ufo (The Zen Circus)
    Registrazione e mix: Davide Iannitti presso Sonic Fun House Studio - Catania
    Mastering: Filippo Strang presso VDSS Recording Studio - Morolo
    A&R: Marcello Venditti
    Label: Overdub Recordings
    www.overdubrec.com - info@overdubrec.com

    (C) Rough Enough
    roughenoughmusic@gmail.com
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1.
Mackie 04:00
Ci faccio l'abitudine: andare avanti vuol dire perdere. Mi brucia sullo stomaco, vorrei evitarlo ad ogni costo. Sono io che mi annoio e credevo spento questo posto. È una scelta indispensabile: la noia che si fa apprezzare. Vado alle feste per nascondermi, sintonizzarmi sul dolore. Un tonfo dentro al cuore, se vado di fretta anziché fare attenzione. Che l'altro sia a misura mia lo pretendo. Un antisociale ed il suo apparente funzionamento. Colmo con i vincoli la paura di non fare più esperienza. Vedi quanto sono bravo?! Ci riesco anche senza di te. Divani e sedie per nascondermi, sintonizzarmi sul dolore. Un tonfo dentro al cuore. Se vado di fretta anziché fare attenzione.
2.
Ho problemi nel capire la mia fisicità. Questa cosa che tutto ha una fine non finirà. Nella vana speranza che al risveglio tutto vada per il meglio, mi conforta una canzone e lascio tutto uguale. Alla morte degli altri sopravvivi bene o male. In preda a psicosi allucinatorie, morirò come mio nonno tra le sue storie, un giorno non lontano tra dolori non elaborati: non mi fanno dormire, perciò li ho vomitati. Pieghe irrimediabili, non sono d'accordo, per la nostalgia, non me lo ricordo. Al pensiero di morire, è vero, ci si stanca, ma nell'attesa io vomito. Una lunga serie di scelte sbagliate.
3.
Ghigno sofisticato di prepotenza esemplare, disegnato su di un'opinabile cultura generale. Quando mi scopi penso ad un'altra, ma apprezzo il tuo arrivismo. Eppur sei bella, artefatta nel tuo marcio perfettismo. Quel che hai non è tuo, lo avevi già e non per scelta. Tu non pensi al domani, eppur son io che ho poca scelta. Hai fatto l'impossibile per schivare la noia. Credimi fai sempre in tempo a tirare le cuoia. Sei una morsa alle viscere, il mio amore disforico. Sei la merda che mi rende meno solo. Se fossi inanimata ti amerei di più, i sassi non muoiono, invece tu... Quel che hai non è tuo, lo avevi già e non per scelta. Tu non pensi al domani, eppur son io che ho poca scelta.
4.
La cognizione che rende la mia condizione infelice. Non sono abbastanza e fraintendo, tu non hai idea e fraintendi. Non è colpa mia, ma delle tue regole. Le emozioni son difficili, ma tu mi vuoi colpevole. Per te è una sindrome, per me un modo d’essere. Almeno uno di noi sa che adeguarsi non è semplice. Non è colpa mia, ma delle tue regole. Le emozioni son difficili, ma tu mi vuoi colpevole. Distruggi la mia idea di normalità.
5.
Il IV stato 02:07
6.
Polvere 03:42
Cadde il muro il mese prima, era Dicembre, poi l'illusione d'essere intelligente. Senza aver tenuto i piedi per terra, quei rinforzi già sono arrivati alla sera. Questioni economiche, il sentirsi realizzato, le serie tv, annichilito ed impegnato. Nel bel paese, dove hai il diritto di scegliere il male minore per iscritto, dove synth e canzonette fanno dei geni finti, per un'ecatombe di "non è pop ma indie". Cibo in faccia su espressioni allegre. I ritorni e le pretese, la storia si ripete. Vestiti buoni e lampadine accese. Non è natale, è polvere anziché neve. Da quel dicembre ho scrutato ogni incontro, innamorandomi fino all’odio, pur di sentirmi dire tipo: ci penso io. Era solo energia di circostanza. Vorrei una lineare semplicità per annoiarmi della noia, ma aspettarla con ansia. Non ho la cura, lo sa pure il mio cane: la stessa passeggiata finché si campa. Ho pianto su una Panda rossa, non volevo restar solo, ora piango perché al posto mio, lei prenda loro. Cibo in faccia su espressioni allegre, i ritorni e le pretese, la storia si ripete. Vestiti buoni e lampadine accese. Non è natale, è polvere anziché neve.
7.
U.F.O. 01:04
F.- Ciao Ufo, siamo a metà disco spaccato e… insomma, hai sentito i brani? Che ne pensi? U.- Ooooooh Fabiano! Ciao ciao, l’ho sentito… è ganzo, ganzo… solo che a livello di testi, magari, dovreste cambiare, secondo me, alcune cose… guarda… non te la prendere, ma… F.- Ma tipo fare una cosa più romantica… parlare del tramonto, del sorriso di un bambino, del volo di un gabbiano? U.- Ecco! Bravo. Bravo. Perché … alla gente… gli piacciono i sentimenti… quelle cose là. Hai capito perfettamente. Te, quando fai un testo, ci metti giustamente quelle cose là. Capito, Fabiano? Un po’ più così… come hai detto te… il sorriso di un gabbiano, il volo di un bambino… son cose che il pubblico … capito ? Gli piacciono. Capito ? Così vedrai che va tutto a posto. Capito? Mi raccomando ricordati “il sorriso del gabbiano”, secondo me con quello SPACCA! SPACCA! Ciao ragazzi, ciao ciao cia’!
8.
Kairo 03:00
Al buio accendo pensieri sospiranti, mentre la mia età va avanti. Tra cuscino e coperta, mi lascio andare alla speranza e questo mio rituale. Le macchine lucide nel traffico, il rosso, il giallo, per illuminarle il volto. Le mani sul volante al crepuscolo: una bambina che si arrende al tramonto. Ho dato all'attesa il compito di vivere per me. Ci piace parlare di solitudine. Parliamo perché noi mica ci ascoltiamo. Noi mica comunichiamo. Fermi ai litigi, al brivido lungo la schiena. Quella sensazione di conforto per cui vale la pena. Dopo aver perso il controllo, il dolore posso ricomporlo. Al buio, tengo lo sguardo fisso, immagino il riflesso sul vetro ed i libri dietro, a ricordarmi che non arrivo in fondo neanche ad un panino tondo. Non mi rivedo in quelle foto. Non c'è nessun dolore sepolto in fondo. Una vita a dare il tempo, però il tempo non lo azzecco mai. Stanotte avevo un testo e dormendo lo dimenticai.
9.
Apprezzo i perdenti, la tridimensionalità, i relitti, i derelitti, più di quelli che hanno vinto già. Empatia incondizionata per chi della vita si disinnamora, per chi la spugna l'ha gettata e per l'impegno non è più l'ora. Indolenza senza resistenza, indigenza di stasi. Annichiliti, la rabbia è consapevolezza. La delusione, l'entusiasmo, la passione, i turbamenti, i desideri, spenti: la pace dei sensi. Non gliene fotte un cazzo di una reputazione, mentre respirano attratti dall'andarsene ora. Non gliene fotte un cazzo di una reputazione, mentre respirano a tratti.
10.
Noia 03:39
Gli odori della sua terra sono una trappola che la fa sentire a casa. Essere insicura è un'abitudine mai dimenticata. Vive in maniera autentica ogni occasione. Non si reputa all'altezza di altra decisione. Attende istruzioni, garanzie, una contingenza. Lei deve, si sforza, senza averne coscienza. Attende istruzioni, garanzie, una contingenza. Lei deve, invecchia, senza averne coscienza. E le si stringe il cuore aspettando il suo turno. “Vola basso”, le dicono. “Non hai coraggio, non hai destrezza, né volontà. Ai miei tempi alla tua età, io lavoravo già”. Alle prime avvisaglie di perdere qualcosa, rinuncia a se stessa, per non soffrire ancora. Dimentica i sogni, gli ideali, gli affetti, strappando un legame per non sorbirne gli effetti. Dimentica i sogni, le prospettive e gli affetti, strappando un legame per non sorbirne gli effetti.
11.
Pietra bianca, luce che pulsa su palpebre gonfie d'ansia. La pelle tesa, sul cranio, calda. La riflessione ansiosa, tra l'opportuno e quel che devo, tra quel che faccio e quel che voglio. La ruminazione ha un acre odore, mi stringe le spalle e m'infilza l'addome. Il corpo accusa il colpo. Io bilancio e posso condire, cercare distensione e sapore: moltiplico per zero punti fermi e sudore. È un esercizio di stile. Conto i segni e le rughe.
12.
Caro scortese ed incivile cittadino, son felice che tu possa ostentar la tua esistenza, il tuo look, la tua serata, il tuo pasto, la tua auto… che tu possa aprire un mutuo, inseguir il lusso e l'eredità… goderti la vita, fare il turista… Te lo meriti, ma sei un coglione e vorrei vederti soffrire. Il clacson al semaforo è il tuo servizio alla comunità. Il verde sta allo stadio, il resto brucia o è plastica. Sei il Mida delle discariche e del cemento. L'unica bestia, per cui hai rispetto, sta in un piatto. Sfasci la casa, mentre i tuoi se la ridono. Però fai la differenziata: sede in Irlanda, conto alle Cayman! Non hai rispetto, ma lo pretendi: “picchì tu si spettu, u fai ppi campari”. Hai mangiato tutto, non hai alternative. Hai la faccia come il culo ed hai ragione! Continua pure a figliare, a dar la colpa ai politici. Io sono molto poco zen, ma meglio dei tuoi codici. Bastardo figlio della merda devi morire male. Per te ho una morte molto dolce: col Nesquik devi soffocare.
13.
Turbo 03:59

about

track n.7 - phone call with Ufo (The Zen Circus)

credits

released January 18, 2019

Fabiano Gulisano: chitarra, voce
Raffaele Auteri: batteria, cori

Registrazione e mix: Davide Iannitti presso Sonic Fun House Studio - Catania
Mastering: Filippo Strang presso VDSS Recording Studio - Morolo
A&R: Marcello Venditti
Label: Overdub Recordings
www.overdubrec.com - info@overdubrec.com

(C) Rough Enough roughenoughmusic@gmail.com facebook.com/roughenoughmusic
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